Intro

La Prima Guerra Mondiale, della quale quest'anno ricorre il centenario, ha cambiato per sempre il volto dell’Europa, alterando equilibri, tradizioni e visioni del mondo, ereditate dal Congresso di Vienna, che sino a quel momento erano state considerate immutabili.

Con il colpo di pistola esploso a Sarajevo da Gavrilo Princip contro l'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Austria – Ungheria, ha inizio quella che Ernst Nolte ha definito la lunga “guerra civile europea" che si concluderà (sempre che si possa considerare conclusa) solo nell’aprile del 1945.

La Grande Guerra costerà alla neonata (e ancor incompleta) Italia, che vivrà questa vicenda drammatica come atto conclusivo del processo risorgimentale, circa 600.000 vittime e oltre un milione di feriti e all’Europa, complessivamente, tra i 15 e i 17 milioni di morti: una tragedia mai conosciuta, fino ad allora, nella storia umana.

Gli eventi ebbero una ricaduta enorme non solo sulla storia europea, ma anche sulla vita delle nostre popolazioni che si avviarono verso la “grande carneficina patriottica” in modo del tutto ignaro e con uno slancio, talvolta appassionato, che non poteva certo prevedere l’entità dell'ecatombe che stava per compiersi.

Sinistro portale della Modernità, la Grande Guerra segnerà l'epicedio degli Imperi Centrali e la definitiva, rapinosa affermazione degli Stati Nazionali, con la conseguente “mobilitazione totale” delle masse, per la prima volta protagoniste attive e operanti del divenire storico.

Dal lavacro lustrale della trincea, magmatica incubatrice di miti e riti orwelliani, sorgerà un tipo umano nuovo: il “soldato politico”. Forgiato dalle tempeste d'acciaio della vita lungo il fronte, sapientemente evocate da scrittori del calibro di Ernst Junger, diverrà alfiere e colonna portante di quella via immanente alla palingenesi che sarà la linfa vitale dalla quale trarranno alimento gli opposti totalitarismi che hanno insanguinato il Novecento.

Nelle giornate che dedicheremo a questo tema avvincente e complesso avremo modo di esplorare vicende tutte insubriche, come i piani di invasione messi a punto dalla Svizzera ai danni dell'Italia, assisteremo all'avvento pionieristico dell'arma aerea che avrà nelle aziende Caproni e Aermacchi di Varese delle protagoniste assolute della guerra dei cieli e, sulle orme di Renato Pozzetto nei panni di un improbabile fante lombardo spedito a forza lungo il Piave, sorrideremo amaramente sull'assoluta impreparazione militare degli Italiani.

Al funesto anniversario della Grande Guerra fa eco, però, in un curioso gioco di specchi, un'altra ricorrenza, colpevolmente passata sotto silenzio dai mezzi d'informazione ma non per questo meno significativa per il destino dell'Europa. Esattamente venticinque anni fa cadeva infatti il Muro di Berlino che, paradossalmente, fu la logica conseguenza delle forze messe in moto nel lontano 1914.

La riunificazione della Germania ed il suo ritrovato protagonismo in campo internazionale sarà lo spunto per una riflessione a tutto tondo sul nodo di Gordio della mai risolta e ciclicamente ricorrente “questione tedesca”, con l'inevitabile riverbero che essa avrà sui futuri assetti geostrategici del Vecchio Continente.

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