Nel tempo dello spaesamento le identità culturali, e tra queste soprattutto quelle ecologiche e ambientali, possono diventare un elemento di rinascita o, quantomeno, di una nuova possibilità economica ed esistenziale, sia sul piano estetico che su quello della pratica di vita.
Modernità e Tradizione non devono infatti essere in necessario e inevitabile conflitto tra loro.
Se i territori vengono abitati in modo diverso rivitalizzando, almeno parzialmente, precedenti destinazioni ambientalmente compatibili o, addirittura, per le aree più impervie (pensiamo alle aree alpine) lasciati al “selvatico”, a quello spazio “fuori dal mondo” che permetta la salvaguardia dell'arcaico, del mistero e dei legami profondi con la natura, questo non può certo essere un elemento di debolezza.
Diversi paesi, alcuni dei quali ad avanzatissima modernizzazione, hanno saputo trovare un punto di equilibrio su queste ipotesi o, quantomeno, stanno lavorando da anni su questo fronte.
Tutela del paesaggio, salvaguardia delle specificità agrobotaniche e di allevamento, riutilizzazione in chiave agricola degli spazi, estetica dei luoghi, bioarchitettura, sino al tema della tutela della wilderness, sono solo alcune delle tracce che la X edizione del Festival vuole percorrere.
Al definitivo tramonto dei mondi ideologici e alle porte di un postmoderno dilaniato da “nuovi tribalismi” la parte più attenta della Kultur europea si vede costretta a ragionare sul tema del suo rapporto con le sue identità residue o “resilienti” e quindi con il suo aspetto morfologico che non può non passare anche da una nuova e non più solo opportunistica ricerca della qualità dell'ambiente in cui viviamo e in cui, un tempo, le comunità locali si erano riconosciute.
L'Insubria, universo diviso e integrato tra due stati nazionali, uno dei quali a sua volta scomposto nelle grandi regioni della Lombardia e del Piemonte, vive esattamente questo “stordimento” e questa tensione: compressa tra la megalopoli industrial-finanziaria milanese e le istanze delle comunità alpine e prealpine, la nostra terra tenta di ricreare una sua identità ambientale ed ecologica dovendo fare i conti con i ricorrenti spettri delle grandi crisi economiche e sociali e delle “guerre senza confini” che hanno fatto definitivamente arretrare il senso di onnipotenza che aveva nutrito il millennio passato. Il mito delle “magnifiche sorti e progressive” da perseguire sempre ed ovunque, ed il modello ideologico-economico della “crescita” infinita , oggi si scontra anche con i suoi frutti avvelenati, il consumo continuo di territorio e il suo avvelenamento.
È necessario proporre soluzioni alternative che partano proprio dal riconoscimento della propria identità per mezzo della comprensione e del rispetto dell’ambiente e delle sue valenze e peculiarità.
Il sentiero di casa, ancora una volta, non può non ricondurci al Bosco jungheriano e ad una formula di convivenza tra il tempo della civiltà tecnologica avanzata e il tempo della Natura e, pertanto, della Tradizione.