Le sue istantanee, esposte di recente in occasione dell'ultima assise del G20 tenutasi proprio a San Pietroburgo, saranno oggetto di una rassegna, ospitata
nella Sala Veratti a Varese in collaborazione con il Rivellino di Locarno e con l'Archivio Ivan Bianchi sempre di Locarno, che il 3 giugno aprirà il Festival
“Insubria Terra d'Europa”, giunto alla sua ottava edizione.
Ma l'VIII edizione del Festival non sarà solo fotografia e 'storia patria lombarda'; le relazioni geopolitiche, antiche e nuove, tra Russia ed Europa, il grande sogno euroasiatico, le storie e la letteratura che coinvolsero il popolo russo e quello mitteleuropeo sono solo alcuni dei momenti che coinvolgeranno il pubblico del Festival.
E ancora, la ridefinizione degli spazi geopolitici ad Est rimane uno dei grandi temi di tutta la politica internazionale che spesso guarda ai conflitti più che agli elementi di unità antica delle culture che da Vladivostok corrono, sottili e profonde, sino al golfo di Finlandia e oltre, sino a Dublino, investendo l'intera Europa.
Non diversamente di attualità le relazioni tra le due Chiese, di Oriente e di Occidente, dove il cattolicesimo e l'ortodossia stanno riaprendo porte serrate da secoli in vista di una nuova alleanza, non più sincretista quanto, appunto, euroasiatista.
E così passando per le montagne della Carnia dove il popolo Cosacco, per le curiose e crudeli vicissitudini della storia, si trovò, alla fine del II conflitto mondiale, ad affrontare la sua ultima cavalcata, così straordinariamente narrata da grandi scrittori furlani come Sgorlon e Magris.
Saremo in viaggio con un compagno di eccezione, tale Corto Maltese, che ci guiderà alla scoperta di un altro personaggio straordinario, il Barone Von Ungern, che nel cuore dell'Asia avrebbe ridato vita al mito euroasiatico che già fu di Alessandro Magno prima e di Gengis Khan poi.
Mille storie in questo Festival che vogliono tentare di abbracciare quella geografia mistica che ha solcato popoli, terre e destini, che portarono i venti della steppa sino a noi e da noi tornarono verso quella 'luce dell'Est' che nel '700 fondò Pietroburgo coi i nostri, cari, magut lombardi.
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Il barone von Ungern nella visione di Ugo Pratt
Il barone von Ungern in una fotografia dell'epoca
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